Storia della scuola
L’Istituto Omnicomprensivo “R.Mattioli-S.D’Acquisto” di San Salvo è nato con l’avvio dell’anno scolastico 2020/2021.
Raffaele Mattioli
Raffaele Mattioli è stato un banchiere ed economista italiano. Per il suo impegno a favore della cultura è spesso ricordato come il banchiere umanista.
Discepolo di Benedetto Croce e suo grande amico, con lui condivide il sostanziale disprezzo per le Logge e la Massoneria, anche se non furono pochi quelli che insinuarono che dietro al suo ingresso in Comit ci fosse la dolce spinta di qualche Gran Maestro. Lo chiamavano il banchiere eretico per il suo totale distacco dal potere del Vaticano e dagli affari di Chiesa, anche se lo stesso Vaticano in più occasioni finanziò la Comit. I rapporti con la Chiesa sono buoni. Nel ’39 Padre Gemelli lo chiama a insegnare Tecnica bancaria nella facoltà di Scienze politiche (quella di Economia e commercio venne fondata solo otto anni dopo) dell’Università Cattolica.
Nel dopoguerra, assiste impotente allo scioglimento del Partito d’Azione, stringe amicizia con i cattolici Vanoni e Enrico Mattei, assume Leo Valiani alla Banca, appoggia discretamente la svolta di centrosinistra del Paese. Nel 1960 è nominato presidente della Comit. Successivamente finanzia la casa della cultura di Rossana Rossanda e una lunga serie di iniziative legate alla cultura, al teatro e all’arte.
La sua vita è legata alla banca, la lascia solo dopo 27 anni di ininterrotto servizio il 22 aprile 1972, prima vittima della lottizzazione politica e della spartizione forsennata di poltrone in corso tra Dc e Psi, rifiutando, in un moto d’orgoglio la presidenza onoraria. Gli succede Gaetano Stammati, Ragioniere generale dello Stato. Trascorrerà gli ultimi mesi dedicandosi allo sviluppo degli studi storici per la Ricciardi. Morirà un anno dopo a Roma, nella clinica Villa Margherita dove era andato per farsi operare il 27 luglio 1973.
Salvo D'Acquisto
Salvo D’Acquisto è stato un vicebrigadiere dei Carabinieri che si è sacrificato per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe tedesche nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Primo di cinque figli, sin dalla tenera età Salvo D’Acquisto cresce seguendo una rigorosa educazione cattolica. Dopo le scuole elementari e medie, si iscrive al liceo “Giambattista Vico” di Napoli, terminato il quale riceve la cartolina militare per il richiamo di leva; si arruola così nei Carabinieri come volontario. Nel novembre del 1940, quando è da pochi mesi cominciata la Seconda Guerra Mondiale, D’Acquisto parte volontario per una spedizione in Africa settentrionale, in Libia. Lì viene ferito a una gamba ma decide di rimanere comunque in zona d’operazioni. In seguito, è costretto a ritornare in Italia a causa della febbre malarica.
Nel 1943, viene assegnato alla caserma dei Carabinieri di Torre in Pietra, all’epoca una borgata rurale extraurbana a una trentina di chilometri da Roma, lungo la via Aurelia, oggi frazione del Comune di Fiumicino. L’8 settembre dello stesso anno, alcune truppe delle SS si stanziano sul territorio di Palidoro; il 22 settembre un reparto nazista, verso sera, dopo una gran cena e molte bottiglie di vino, sfonda la porta della casermetta deserta della guardia di finanza, all’interno di un’antica torre saracena in riva al mare.Sembra che i tedeschi, nel rovistare dentro una cassa piena di stracci, di vecchie divise e di coperte da casermaggio, abbiano fatto esplodere una bomba a mano, causando morti e feriti. La responsabilità dell’episodio viene attribuita ad attentatori locali e i tedeschi vanno in cerca del carabiniere più elevato in grado per accertare le fantomatiche responsabilità di quanto accaduto. Dato che a Palidoro non c’è la stazione dei carabinieri, si recano al comando più vicino, sito a Torre in Pietra, e in assenza del comandante chiedono la collaborazione del vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, che cerca di convincere i nazisti che si è trattato di un incidente fortuito. I tedeschi però non recedono dalla propria posizione e il 23 settembre l’ufficiale nazista impone una rappresaglia. Vengono così catturate 22 persone scelte in maniera casuale tra i residenti del posto, mentre una squadra armata preleva forzatamente Salvo D’Acquisto dalla caserma e lo fa salire insieme agli altri ostaggi su un camion che li porta ai piedi della Torre di Palidoro. Sulla sabbia sono già piantate in fila cinque vanghe, dietro le quali è schierato un drappello di SS coi mitra imbracciati.Nel corso di un rapido interrogatorio, tutti i presenti si dichiarano innocenti, per cui i tedeschi chiedono a Salvo D’Acquisto di indicare i nomi dei responsabili ma egli, ancora una volta, ribadisce l’accidentalità dell’episodio. Viene allora imposto ai ventidue civili di scavare una grande fossa comune in vista della loro fucilazione; inaspettatamente, però, tutti gli ostaggi vengono rilasciati ad eccezione di Salvo D’Acquisto. Quest’ultimo si è infatti autoaccusato dell’attentato, pur non essendone responsabile, per salvare la vita dei prigionieri. Salvo D’Acquisto viene fucilato senza pietà dai tedeschi e il suo corpo, caduto nella fossa già preparata, viene sotterrato dai militari con il terriccio scavato in precedenza.
A Salvo D’Acquisto è stata tributata la Medaglia d’Oro al Valore Militare, con la seguente motivazione: “Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita. Sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così – da solo – impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma”.
Questo episodio ha portato ad aprire nel 1983 nei confronti di Salvo D’Acquisto una causa di canonizzazione, che è stata però in seguito sospesa. La figura del militare è stata comunque ricordata da papa Giovanni Paolo II in un discorso ai Carabinieri del 26 febbraio 2001 con le seguenti parole: “La storia dell’Arma dei Carabinieri dimostra che si può raggiungere la vetta della santità nell’adempimento fedele e generoso dei doveri del proprio Stato. Penso, qui, al vostro collega, il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, medaglia d’oro al valore militare, del quale è in corso la causa di beatificazione”.