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Ministero dell'istruzione e del merito

La storia del calcio e del franchismo spagnolo raccontata da un tifoso di 81 anni

GRANADA, 13/03/2025

Linda El Assouad, studentessa del quarto anno del liceo scientifico e appassionata di calcio, si trova in Erasmus a Granada per un soggiorno di due settimane. Al quarto giorno della sua permanenza, ha avuto l’opportunità di intervistare Pepe Moreno Perez, il padre della sua ospitante, un uomo di 81 anni tifoso del Barcellona, grande esperto di calcio e testimone di numerosi momenti storici legati alla Spagna. Durante l’incontro, hanno discusso di calcio, storia e cultura, esplorando vari aspetti della sua lunga e affascinante esperienza di vita.

 

Il racconto della studentessa

 Ci siamo seduti in un tavolo a casa sua e ho iniziato a fargli molte domande, rispondendo con entusiasmo. Siamo partiti da come si viveva in Spagna durante il franchismo arrivando a parlare di calcio.

Vita sotto il regime di Francisco Franco

 Quando gli ho chiesto com’era vivere sotto il regime di Franco, Pepe ha spiegato che, nonostante le difficoltà, si viveva “meglio” rispetto ad altri periodi storici, anche se in un contesto difficile. “La stabilità economica c’era, ma la libertà era limitata“, ha affermato. Nonostante ciò, Pepe non ha mai avuto problemi diretti con il regime. Ha ricordato però le fucilazioni pubbliche che si svolgevano per le strade, un segno tangibile del controllo brutale imposto dal governo. Inoltre, ha parlato del rigido controllo mediatico e della propaganda che permeavano ogni aspetto della vita quotidiana. “La vita era sorvegliata in ogni momento, ma molti preferivano restare tranquilli e stare in silenzio domande per evitare problemi“, ha concluso.

La televisione, la propaganda sotto il franchismo e i Los Telerin

 Quando gli ho chiesto del ruolo della televisione sotto il regime, Pepe ha spiegato di essere stato uno dei pochi che avevano la TV e che i canali disponibili erano molto limitati. “Ogni apparizione di una celebrità o un programma popolare attirava un enorme pubblico, arrivando anche a 35.000 spettatori”, tanti per l’epoca. Quando gli ho chiesto dei Los Telerin, Pepe ha sorriso e ha risposto che quel programma era un simbolo della propaganda di quei tempi, così come anch’io ho pensato. “Sì, li ricordo bene. Erano quelli che dicevano ‘Vamos a la cama que hay que descansar’”.

Florentino Perez e il trasferimento di Luis Figo

Pepe ha raccontato il trasferimento di Luis Figo al Real Madrid nel 2000, un’operazione che rimase nella storia del calcio. “Florentino Pérez pago una clausola intera di 60 milioni di euro dimostrando fin da subito le sue doti economiche, riuscendo ad attirare giocatori di livello mondiale”. Come tifoso del Barcellona, Pepe si sentì tradito da quel trasferimento, soprattutto perché anche il presidente del club blaugrana dell’epoca aveva delle ottime risorse economiche, ma non riuscì a tenere il passo con l’ambizione e le risorse di Pérez. Nonostante la sua fede calcistica, Pepe ha ammesso di apprezzare Florentino Pérez come presidente, riconoscendo la sua grande capacità di gestione e visione. “Florentino ha fatto crescere il Real Madrid come mai prima, e nessuno ha fatto meglio di lui, per me è il miglior presidente della storia“, ha concluso.

Luis Suarez, il primo spagnolo a giocare in una squadra straniera

 Dopo avergli detto che vengo dall’Italia, Pepe ha cominciato a parlarmi di un altro trasferimento storico, quello di Luis Suárez all’Inter. Ha sottolineato che Luis Suárez è stato il primo spagnolo di sempre a trasferirsi in una squadra straniera e venne pagato 15 milioni di pesetas (circa 150.000 euro). “Luis Suárez non solo ha segnato la storia del calcio dell’epoca, ma ha anche aperto la strada per tanti altri giocatori spagnoli che, da quel momento, avrebbero cercato fortuna all’estero“, ha spiegato Pepe, osservando come questo trasferimento abbia contribuito a far conoscere il calcio spagnolo fuori dai confini nazionali. Pepe ha anche ricordato le caratteristiche tecniche di Luis Suárez, sottolineando la sua straordinaria visione di gioco e il controllo della palla.

I migliori calciatori che ha visto giocare

 Pepe ha anche condiviso le sue opinioni sui migliori calciatori che ha visto giocare. Per lui, Lionel Messi è il miglior calciatore di sempre, grazie alle sue straordinarie capacità di dribbling e alle sue abilità uniche in campo. “Non c’è nessuno come Messi“, ha detto con convinzione. In confronto, ha definito Cristiano Ronaldo “uno specialista del gol“, sottolineando come le sue qualità fossero principalmente legate alla capacità di segnare, ma senza la stessa varietà di abilità tecniche di Messi.

Parlando dei grandi giocatori del passato, Pepe ha ricordato con ammirazione Alfredo Di Stefano, che ammirava per le sue giocate da maestro e la sua visione di gioco, pur essendo un grande rivale del Barcellona. Riguardo a Johan Cruijff, ha detto che di lui ricorda i suoi leggendari gol da metà campo, che hanno segnato un’epoca e che suo figlio Jordi, ora in dirigenza, non è riuscito a replicare.

La nazionale spagnola

 Quando le ho mostrato le foto della mia camera con i poster dei vari trofei vinti dalla nazionale spagnola, mi ha raccontato:

Questa è l’immagine del gol di Marcelino, giocatore del Saragozza che segno nella finale degli Europei del 1964 contro la Russia“, ha detto con entusiasmo. Quando gli ho chiesto qual è stata la miglior nazionale spagnola di tutti i tempi, ha subito risposto che la squadra allenata da Vicente Del Bosque dal 2009 al 2014 è quella che considera la più grande. Pepe ha spiegato e mostrato con le dita sul tavolo come funzionava il famoso stile di gioco del tiki-taka, che ha reso celebre la Spagna a livello mondiale. “Era un gioco basato sul possesso della palla e sulla precisione dei passaggi, dove ogni giocatore aveva sempre una palla fissa tra le gambe e gli avversari correvano faticosamente per recuperare palla, e tutto ciò fu contributo di Pep Guardiola, che inventò un sistema che non solo trasformò il Barcellona, ma anche la nazionale“, ha continuato. Pepe ha anche sottolineato come apprezzasse Guardiola anche quando era calciatore, anticipando già la grandezza del suo stile di gioco che avrebbe ispirato la sua carriera da tecnico.

Le videocassette nella sua stanza

 Pepe ha mostrato con orgoglio la sua collezione di libri e videocassette, metà delle quali dedicate al calcio. Mi ha fatto vedere, nella sua stanza, videocassette originali di Mundo Deportivo e di altri quotidiani spagnoli degli anni ’90, insieme alle statistiche aggiornate del Barcellona, quando il club aveva vinto una sola Champions League. La sua passione per il calcio si rifletteva non solo nella sua conoscenza, ma anche nel suo archivio ricco di ricordi e documenti storici.

Riflessione conclusiva

 Questo pomeriggio trascorso con Pepe mi ha fatto riflettere profondamente su quanto sia forte la passione per il calcio in Spagna, forse più che in molti altri Paesi. La Spagna ha sempre avuto giocatori spettacolari e una tradizione calcistica che affonda le radici nei primi anni di vita dei grandi club, da lui seguiti fin dalla loro nascita. I suoi ricordi, raccontati con serenità, abbracciano anche periodi complessi della storia spagnola, segnati dalle imposizioni di un governo dittatoriale, che tuttavia è riuscito a garantire al Paese un certo ordine e stabilità.