Molte volte sentiamo parlare di amore platonico… ma ne conosciamo davvero il significato?
Lo studio della letteratura e della filosofia sono fondamentali per rispondere a questo interrogativo, ma anche per spiegare determinati rapporti della vita reale.
Con l’espressione “amore platonico” si intende una relazione amorosa asessuata, fondata soltanto su affinità spirituali o intellettuali; potremmo definirla una forma di amore priva della dimensione passionale ed erotica.
Un classico esempio nella letteratura italiana è l’amore del poeta Dante Alighieri per la sua musa ispiratrice Beatrice, oppure quello dell’umanista Francesco Petrarca nei confronti della figura femminile denominata “Laura”, celebrato nel Canzoniere, uno dei suoi più famosi testi letterari.
Attualmente quando pensiamo alla definizione di amore platonico immaginiamo un amore irraggiungibile, difficilmente concretizzabile in una storia d’amore vera e di conseguenza che abbia anche dei risvolti passionali. Il concetto di amore platonico sembra suggerirlo la parola stessa; spesso viene ricondotta al filosofo Platone e alla sua visione dell’amore. Tuttavia, è fuorviante ritenere che la dottrina dell’amore platonica sia riconducibile alla concezione di una relazione sentimentale asessuata. Questa accezione sorse nel Medioevo cristiano, permeato dell’idea che l’elevazione spirituale si potesse compiere soltanto rinunciando il più possibile alla propria corporeità. Platone, invece, la considerava come specchio della bellezza perfetta ed eterna della Verità. Essa consiste in tutto ciò che è divino, buono, sapiente e giusto. L’amore di cui parla Platone non si riduce dunque al sentimento tra un uomo e una donna, ma si configura come strumento per una conoscenza superiore, ovvero l’amore filosofico.
L’opera Il Simposio del filosofo fornisce ulteriori spunti interessanti sul tema dell’amore. Durante il banchetto in essa narrato, diversi convitati tengono discorsi in lode di questo sentimento; tra questi, il celebre commediografo Aristofane, che lo spiega ricorrendo a un mito: in tempi antichissimi l’umanità era suddivisa in tre generi, ovvero maschi (figli del Sole), femmine (figlie della Terra) e androgini (figli della Luna) in cui convivevano nella stessa persona un uomo e una donna. Inoltre, tutti gli esseri umani (maschi, femmine e androgini) avevano due teste, quattro braccia, quattro mani, ecc. Poiché con il tempo l’umanità era diventata molto superba a causa della sua forza tanto da tentare di scalare l’Olimpo, Zeus e gli altri dèi decisero di indebolirla, tagliando ciascun essere umano in due, riducendolo a solo maschio o a solo femmina. Da quel momento le due metà inizieranno a cercarsi per ricostruire quell’unità originaria: ciò spiegherebbe, secondo Aristofane, anche l’attrazione sessuale. Chi, infatti, deriva da un androgino, se uomo sarà attratto dalle donne, se donna dagli uomini; mentre chi discende da una coppia di donne preferirà le donne, così come chi proviene da una coppia di uomini prediligerà gli uomini.
L’amore appare così nel suo aspetto drammatico di ricerca di qualcosa che manca e di appagamento nel trovarlo. In breve, l’emozione che provano gli innamorati è la sensazione di aver ritrovato quell’intero che hanno perduto.
L’amore platonico esiste ancora oggi ed è molto più diffuso di quanto si possa pensare. Una tendenza che sta emergendo è quella degli asessuali, ossia di coloro che decidono di non fare sesso. Oltre a ciò, anche le relazioni instaurate sui social non sempre si concretizzano e possono rimanere confinate in una semplice conoscenza on line senza voler approfondire, presi dalla propria vita, dalle proprie passioni e dal come investire il tempo libero. Si può giungere quasi ad una scissione: la persona fisica e l’“avatar” virtuale. Paradossalmente può non interessare far coincidere le cose o farle intrecciare. Può andar bene anche tenerle separate. Da qui ne consegue che le amicizie “particolari” sul web possono essere e rimanere platoniche. Anche l’amore per un’idea, un ideale, una passione può essere concepito come tale; ovviamente il concetto è riferito maggiormente all’amore tra esseri umani. In particolare, si può amare in modo platonico una persona perché si apprezzano e condividono le idee, si ama il carattere e lo stile di vita, il modo che ha di relazionarsi con gli altri.
Un esempio di amore platonico ai giorni nostri è quello tra Leonardo Di Caprio e Kate Winslet. Galeotto fu il film Titanic, conosciutisi sul set, sono diventati la coppia platonica hollywoodiana per eccellenza. Si tengono per mano e piangono di gioia per i successi dell’altro, si elogiano a vicenda e cercano sempre l’approvazione reciproca dei nuovi partner.
Riflettere sull’amore platonico ci restituisce la sensazione che l’amore sia molto più complesso e sfaccettato della versione semplificata che oggi tendiamo ad attribuirgli: riscoprirne la profondità è il primo passo per riappropriarci di questo sentimento, fino a tornare ad “amare l’amore”. Un sentimento che, nonostante il passare dei millenni, continua a raccontarci la bellezza della ricerca dell’altro per meglio scoprire noi stessi e, come ci insegna Platone, della stessa Verità.
Alessia Cilli, IV A LS